Continua l’appuntamento con la kermesse storico-artistica di Cesare Giardini, poeta della pittura
popolare nata dai miti che hanno calcato i palcoscenici della celebrità, dall’inizio del secolo scorso.
Coerente alla sua ricerca pittorica, dopo avere indagato il tema delle donne descritte nei testi delle
canzoni di autori i italiani, e in seguito avere approfondito la conoscenza di Gilda del Mac Mahon,
tipico personaggio delle periferie milanesi del primo dopoguerra, cosi come l’aveva descritta
Giovanni Testori nel suo romanzo, ecco ora una nuova proposta per il pubblico degli appassionati.
Lei è Eleonora Duse, attrice nota in tutto il mondo per le sue capacità di drammatizzare la recita
teatrale e rappresentare criticamente la condizione della donna nella morsa dell’ipocrisia borghese,
priva di valori e sentimenti e dedita alle speculazioni del dio denaro, sempre così lontana dalla
sfera delle emozioni, se non per trattarli come materiali per costruire falsi perbenismi.
Era nata a Vigevano per caso, durante la turnèe teatrale dei suoi genitori anch’essi attori, e qui aveva lasciato il ricordo indelebile dei suoi riferimenti astrologici, ogni giorno rinverdito dai suoi clamorosi successi ottenuti in giro per i teatri di tutto il mondo.
I suoi concittadini, compreso Cesare Giardini, hanno sempre vissuto all’ombra di questa presenza, ora ricordata da una lapide collocata sulla facciata dell’edificio, l’albergo che le aveva dato i natali in via XX Settembre.
I suoi rapporti con il mondo dell’arte, i pittori della Scapigliatura, i luminari della sua epoca, tra i quali il musicista Arrigo Boito, l’attrice Isadora Duncan, il poeta Gabriele D’Annunzio, caratterizzeranno le tappe della sua esistenza, costellata di successi e di drammi sempre più simili a quelli della donna contemporanea. La “Divina” Eleonora Duse, nella rappresentazione di Cesare Giardini, è riproposta nella postura di teatrante giovanile, che in seguito sarà motivo d’imitazione per tante altre sue colleghe impegnate a seguirne le orme.
L’icona dipinta da Cesare Giardini è una riflessione sul ruolo della donna e di come la figura femminile in questi ultimi cento anni abbia subito trasformazioni, ancora oggi in atto, che rendono mutevole il nostro modo di atteggiarci, e di stare al mondo accordandoci al ritmo dello scandire dei sogni e dei sospiri.
Fortunato D’Amico